Orgoglio e pregiudizio materiale
Ci troviamo in un’epoca dove le informazioni sono diventate così abbondanti da non riuscire più a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. La facilità di avere la possibilità di esprimere il proprio pensiero è una conquista della società moderna ma ora dobbiamo sviluppare una nuova capacità: identificare ciò che rientra nelle categorie delle opinioni, ossia data da un giudizio personale, da ciò che invece è un dato di fatto. Complici lo scetticismo e il complottismo, si è arrivati quasi ad avere un meccanismo contrario, il dato di fatto diventa opinabile ed un punto di vista, mentre l’opinione della singola persona diventa la realtà.
Una delle vittime di questa operazione è anche la materia plastica: si è spesso messo da parte il suo contributo alla vita che abbiamo che deve però essere chiarito e stabilito. Quanti dei prodotti presenti nella nostra vita sono di plastica o contengono parti in plastica? Imballaggi alimentari, elettrodomestici, strumenti elettronici, mobilio, automobili, prodotti per l’igiene personale ed abiti? La lista si può allungare all’infinito. Ciò non vuole dimostrare che la plastica è il miglior materiale del mondo da idolatrare ma deve essere piuttosto uno spunto di riflessione. Quanto di quella che utilizziamo attualmente è necessaria? Quale può essere eliminata? Cosa può essere migliorato? Attraverso un’analisi dei miti comuni più diffusi sulla plastica, cerchiamo di fare chiarezza su questo argomento.
Non c’è un mercato per le materie riciclate
La domanda per le materie plastiche riciclate è in costante aumento grazie allo sviluppo delle tecnologie che permettono di ottenere un materiale riciclato di alta qualità, come ad esempio per quelli idonei al contatto con gli alimenti. Se spostiamo lo sguardo anche al mercato delle bottigliette in plastica, comunemente preso come caso esempio per l’eliminazione della plastica, molte aziende produttrici utilizzano almeno il 50% di materiale riciclato e nel breve futuro si potrà arrivare anche al 100%. Ad oggi, l’Europa prevede di aumentare la percentuale di riciclo fino al 65% per rifiuti degli imballaggi e 50% per le altre materie plastiche entro il 2025 e il 50% delle materie plastiche nel loro complesso e questo dato è destinato ad aumentare.
Possiamo sostituire le plastiche non riciclabili con altri materiali
Nel mondo degli imballaggi, soprattutto alimentari, è essenziale proteggere gli alimenti per evitarne lo spreco di cibo, che in Italia raggiunge quasi 15 miliardi, e rispettare le norme igienico-sanitarie. Il km 0 è da preferire, andando a favorire un produttore locale ma ciò non è sempre possibile. Il rapporto delle Nazioni Unite stima che nel 2050 anni il 68% delle persone vivranno nelle città, contro l’attuale 55% c’è anche il bisogno di avere risorse alimentari disponibili nelle città. In questo contesto entrano in gioco anche altri fattori come il trasporto ed il volume occupato ed in tutti questi casi, la plastica ha maggiori vantaggi sulle sue alternative come metallo o vetro. Secondo i dati riportati dallo studio dei prodotti alimentari imballati certificati EPD (Environmental Product Declaration), è stato verificato che l’impatto ambientale di un alimento è in media quattro volte maggiore rispetto a quello del suo imballaggio. Una eventuale perdita di prodotto contenuto avrebbe quindi un maggiore impatto ambientale con conseguente spreco di risorse.
Ciò non significa che tutto può essere avvolto in imballaggi, perché il problema principale e primario è lo spreco del materiale. Doppi involucri che rendono l’oggetto solamente più attraente esteticamente sono da eliminare. Utilizziamo ciò che abbiamo in modo efficiente, questa è la verità.
La plastica deve essere eliminata perché derivata dal petrolio o altri combustibili fossili
Meno del 4% di petrolio e gas estratti oggi sono destinati alla produzione di plastica (Fonte: Unionplast). Da una così piccola quantità, è possibile produrre una grandissima quantita di materie plastiche. Grazie al riciclo questa percentuale potrà contunuare a diminuire, fino a scomparire.
La plastica non è sostenibile
Prima di tutto, come viene misurata la sostenibilità? Se guardiamo alle emissioni di CO2, la plastica, in particolar modo quella riciclata, è sostenibile. La produzione e la lavorazione permettono un risparmio di energia del 60% rispetto al materiale vergine. Il peso minore rispetto ai metalli o al vetro permette un risparmio delle emissioni nel trasporto e nella distribuzione, la durevolezza una protezione adeguata del prodotto, facendo in modo che esso non sia scartato perché rovinato. Quando i materiali plastici vengono correttamente smaltiti e non dispersi nell’ambiente, essi possono diventare nuovamente una risorsa, facendo aumentare ulteriormente i risparmi in termini di emissioni di CO2. Non è il materiale a non essere sostenibile, ma piuttosto i nostri comportamenti.
La plastica non si può riciclare all’infinito
Rispetto a vetro e alluminio hanno una possibilità di riciclo inferiore, su questo non discutiamo. Sono materiali diversi e con proprietà diverse ma anche con applicazioni diverse. Questo mito crea una percezione sbagliata del riciclo di questo materiale molto prezioso ed essenziale. Acquistereste mai un’auto con il vetro al posto della plastica?
Nonostante ciò, la plastica è riciclabile e viene riciclata in prodotti durevoli, progettati per avere un ciclo di vita il più lungo possibile. È quindi probabile che non abbia nemmeno bisogno di essere nuovamente riciclato in futuro. Oltretutto, la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie stanno migliorando sempre più la qualità delle plastiche riciclate. Ancora non è riciclabile all’infinito, ma ci si sta lavorando.
Per tutti questi miti ci sono dei dati di fatto che vanno a smentirli, cercando di modificare un’opinione legata a false informazioni o che non raccontano un’intera verità, ma solo mezza.
Anche in questo caso però non raccontano una sola verità perché se dati e statistiche concrete possono dare supporto ad un materiale che ancora è prezioso per la nostra società, la partita viene giocata da ogni singolo individuo attraverso i suoi comportamenti. Senza una presa di coscienza di entrambe le ragioni, non è possibile dare un giudizio credibile e veritiero.